Bari International Film Festival
“Afrodite”, intervista al regista Stefano Lorenzi
"Ho cercato di ridurre al minimo quello che era il racconto storico. Mi sono soffermato su quello umano tra i tre protagonisti”.
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Bari International Film Festival
“Waterdrop”, intervista con il regista Robert Budina Manuela Santacatterina
Alla 16ª edizione del Bari International Film & Tv Festival, FRED Film Radio ha intervistato il regista Robert Budina per parlare di “Waterdrop”, film presentato nella sezione Meridiana.
“Waterdrop” racconta di una madre, Aida, che cerca con tutte le sue forze di far scagionare suo figlio dall’accusa di stupro di una sua coetanea. Una storia che si riflette in tanti fatti di cronaca che accadono in ogni angolo del mondo. “Sono partito da una storia concreta, ma poi è diventato un mix di tante altre”, racconta Robert Budina. “Ho due figli adolescenti. Quando questa storia è accaduta in una città dell’Albania i miei figli erano amici dei ragazzi accusati di aver stuprato una ragazza. Tutto il media del Paese hanno detto che la vittima era la colpevole. Sono rimasto scioccato dalla maniera in cui i miei figli avevano percepito questa storia. Ho pensato che, anche se gli dai un’educazione dentro casa, quando vanno fuori portano la società dentro la tua famiglia”.
“Waterdrop” è ambientato nei pressi di un lago. Un luogo bellissimo sotto la cui superficie si può nascondere qualunque cosa. Una metafora di quello che siamo e di come ci comportiamo “Assolutamente sì”, afferma il regista. “C’è una leggenda legata al lago secondo la quale al suo interno si trova un mostro che preserva la città dalle cattive cose che possono fare i suoi abitanti. In un certo modo è la coscienza stessa della città che si nasconde lì sotto”.
La protagonista di “Waterdrop” è una madre che cerca di proteggere in tutti i modi il figlio accusato di stupro. Questo fa riflettere su quando siano spesso le stesse donne a portare avanti e far crescere un certo tipo di mascolinità tossica. “È il cuore del problema. In Albania è così”, spiega Robert Budina. “Sono le madri che alimentano quel tipo di mascolinità nei loro figli. C’è un detto in Albania che dice: ‘Un uomo può essere lavato con una goccia d’acqua, ma per una donna non è sufficiente nemmeno l’intero mare’. Significa che una donna sarà sempre giudicata diversamente”.
Il film affronta le tematiche di verità e giustizia all’interno di una società corrotta. La protagonista, oltre a battersi per il figlio, è anche un membro importante della comunità grazie alla sua posizione lavorativa raggiunta attraverso mazzette elargite a vari clienti. “La corruzione non ha un genere, anche se gli uomini sono più abili a metterla in atto”, riflette Robert Budina. “Aida ha usato i mezzi degli uomini per arrivare al potere, per avere un posto nella società. Voleva essere in cima senza sapere quali sono i costi. Abbiamo scritto di persone che raggiungono il potere con la corruzione e ci siamo chiesti come si confrontano con la loro coscienza. In Italia sapete benissimo cos’è la corruzione, ma avete anche grandissimi eroi che l’hanno combattuto. Ci saranno sempre corruzione e ingiustizia, ma ci sarà sempre qualcuno che vi si opporrà”.
Aida, 45 anni, manager del municipio di una cittadina dell’Albania meridionale, sulle rive del lago Ochrid, deve gestire la macchina infernale di un sistema corrotto di cui lei stessa fa parte. Quando suo figlio adolescente Mark viene coinvolto in uno scandalo di stupro, Aida si trova a dover mettere in discussione tutto il proprio modo di vivere.
Written by: Manuela Santacatterina
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"Ho cercato di ridurre al minimo quello che era il racconto storico. Mi sono soffermato su quello umano tra i tre protagonisti”.
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"This film is mostly my journey towards my family and towards my mother"
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"I was displaced in my home. I've never been to Syria and I can't go to it"
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