PODCAST | Matt Micucci intervista Virginia Valsecchi, regista del film Il cielo da una stanza.
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Intervista a Virginia Valsecchi, regista del docufilm Il cielo da una stanza, presentato nella sezione Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma 2020. Il film racconta l’Italia nel primo lockdown attraverso contenuti user. In questa intervista, la regista racconta il suo bisogno personale di fare questo film, come ha scelto i video da usare e del bisogno di cominciare a parlare del lockdown come passato, nonostante sia effettivamente ancora il nostro presente.
Il cielo da una stanza è un docufilm autoprodotto e realizzato con contenuti user generated. Il punto di partenza di questo progetto è stato il lockdown, una misura di salute pubblica che ha sconvolto la vita di un’intera nazione da un giorno all’altro. La libertà di movimento, una condizione che tutti diamo per scontata come l’aria che respiriamo, è stata improvvisamente vietata. Da qui nasce così l’idea di documentare in maniera spontanea le reazioni degli italiani in un momento cosi difficile, con l’obbiettivo di creare un racconto collettivo della nostra quarantena. Per comporre il mosaico della vita del Paese al tempo del coronavirus abbiamo iniziato a raccogliere del materiale inedito tramite una call to action dal 21 marzo fino al 7 giungo, documentando la Fase 1 e la Fase 2. Anche se vissuta singolarmente, ciascuno nella propria casa, con i propri famigliari, in realtà questa è stata un’esperienza collettiva: molti temi e situazioni, pur nelle differenti condizioni di ciascuno, riecheggiano tra persone diverse (dallo smart working, al condominio, alla spesa). La voce di Giuseppe Conte sarà la voce narrante per unire tutte queste storie. Il nostro Docufilm è quindi come il diario di un viaggio vissuto da un intero popolo restando a casa, un racconto che abbiamo cercato di restituire con poesia e, vorrei azzardare, “magia” per testimoniare come gli italiani sono riusciti ad affrontare uno dei momenti più difficili della storia recente.
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