Steve Della Casa ha conosciuto Giuseppe De Santis nel 1989, organizzando nel corso del Festival internazionale Cinema Giovani (oggi Torino Film Festival) una retrospettiva sul neorealismo insieme ad Alberto Barbera. Da allora tra loro è nata un’amicizia che è andata avanti nel tempo. Proprio per omaggiare il regista di “Riso amaro” e “Roma ore 11”, e il loro legame, che Della Casa ha realizzato il documentario “Un’altra Italia era possibile. Il cinema di Giuseppe De Santis”, presentato in concorso a Venezia Classici, sezione documentari, all’80esima Mostra del cinema di Venezia.
L’Italia di De Santis
Giuseppe De Santis è stato un esponente di punta del neorealismo, capace di unire nei suoi film l’impegno civile e politico alla spettacolarità. “Beppe proveniva dalla campagna. Il nostro Paese nel secondo dopoguerra è stato attraversato da lotte sociali molto forti, e lui le ha sapute raccontare nel suo cinema, in modo anche spettacolare con grandi scene di massa”, spiega Steve Della Casa.
Chi è stato Giuseppe De Santis
Facendo questo documentario Steve Della Casa ha avuto la conferma di quanto Giuseppe De Santis sia stata una persona molto ironica e divertente: “È stato un regista che ha dato grande attenzione alle donne, le ha sapute raccontare come nessun altro della sua generazione. E a me ha insegnato che si può avere idee politiche molto forti senza perdere il senso dell’umorismo”.
Il ricordo di amici e colleghi
Sono tante le voci presenti nel documentario che si sono rese disponibili a raccontare il loro legame con De Santis. Dai suoi allievi Mario Martone e Andrea Purgatori, recentemente scomparso, ai dirigenti del partito comunista Fausto Bertinotti e Luciano Violante. Nel film c’è anche la testimonianza di Giuliano Montaldo, scomparso il 6 settembre durante la Mostra di Venezia. l regista Steve Della Casa presenta “Un’altra Italia era possibile. Il cinema di Giuseppe De Santis”, ricorda Steve Della Casa.
Plot
Chi non ha visto il film "Riso amaro"? E chi non ricorda la mitica scena del sensualissimo ballo di Vittorio Gassman e Silvana Mangano? Ma pochi ricordano che il regista di quel film è Giuseppe De Santis che oltre a essere stato uno dei primi teorizzatori del neorealismo italiano, è stato un grande regista che ha realizzato molti film passati alla storia del cinema per impegno politico e sociale ma anche per un uso moderno e innovativo della macchina da presa che lo ha reso famoso ai molti addetti ai lavori in Italia e all’estero.
Questo documentario focalizza la sua attenzione sulla vita professionale di De Santis regista, non disgiunta dal quella privata, e in ultimo, da quella di appassionato docente di cinema, che i suoi allievi ricordano con affetto e grande rispetto. Ricorda il suo sguardo attento e mai banale sulla cultura popolare e contadina degli Anni '40 e '50, e su tutti i temi post bellici, sul ruolo e le problematiche emergenti nel mondo del lavoro femminile, portando a galla il ritratto di un uomo moderno con uno sguardo rivolto al futuro ma una grande attenzione al presente.
Un uomo che avrebbe meritato di poter lavorare e realizzare più film. Lui stesso ironicamente amava dire “voglio essere ricordato più per i film che non ho fatto che per quelli che ho fatto”.