“The Penitent”, il film americano di Luca barbareschi, presentato Fiori Concorso alla 80esima Mostra del Cinema di Venezia, è una finestra aperta sul mondo cinico e crudele dei social, sulla facilità di distruggere una reputazione , senza possibilità di risposta o di discrezione: tutto è o buono o cattivo, e basta. Con un cast internazionale di alto livello e una ambientazione newyorkese, Luca Barbareschi racconta e incarna il dramma di un professore che per un malinteso volutamente esagerato, vinene messo al muro e perde tutto.
David Mamet scrive
Il testo teatrale di David Mamet diventa una sceneggiatura, da lui stesso scritta. L’amicizia tra Mamet e Luca Barbareschi nasce molto tempo fa, agli albori del nuovo teatro sociale americano degli anni 70, come il regista ci racconta.
Una sentenza senza appello
Luca Barbareschi ci tiene a sottolineare come davanti ad una azione di attacco alla reputazione, oggi via social e stampa, non si possa sopravvivere e difendersi. Questo è il destino del suo personaggio, una volta docente rispettato e applaudito, e ora vittima sacrificale necessaria alla preservazione del sistema.
Plot
New York. Uno psichiatra vede deragliare la sua carriera e la sua vita privata dopo essersi rifiutato di testimoniare a favore di un ex paziente violento e instabile che ha causato la morte di diverse persone. L’appartenenza alla comunità LGBT del giovane paziente, il credo ebreo del dottore, la fame di notizie della stampa e il giudizio severo della legge, aggravati da un errore di stampa dell’editor di un giornale, sembrano essere gli elementi che fanno scatenare una reazione a catena esplosiva.
La gogna mediatica e l’accanimento del sistema giudiziario si sommano al dilemma morale nel professionista che si trincera dietro al giuramento di Ippocrate per difendersi dalle interrogazioni, dalle pressioni e dai tradimenti di tutti alla ricerca della verità. Chi è dunque il mostro? Il ragazzo? Il medico? La Stampa? La Giustizia? Chi può dirsi innocente?