Voleva indagare sulla fine del sentimento di scoperta e di avventura da parte della razza umana, ora che ha perso le sue Colonne d’Ercole da superare e su quella strada, il regista Andrea Gatopoulos si è imbattuto in uno dei più grandi collezionisti di mappe storiche al mondo, David Rumsey.
Dall’incontro e il viaggio di Rumsey tra i fantasmi del suo passato e una fine che si avvicina, nasce Stranger Quest, film presentato al 41° Torino Film Festival nel concorso documentari italiani.
Tra il deserto di Smoke Creek in Nevada, San Francisco e infine Cape Breton, Gatopulos e il direttore della fotografia Antonio Morra, raccontano il viaggio e la storia di vita di Rumsey “utilizzando un’unica lente e raccontandolo con una fotografia che assomigliasse alle ricognizioni dei cartografi: un’unica inquadratura per ogni scena, ripresa da ciò che loro definivano “point sublime”, il punto da cui è possibile non solo vedere meglio il territorio, ma anche rappresentarne la sua bellezza.”
“A Stranger Quest” è, secondo le parole di Andrea Gatoupoulos “un film che si legge come un atlante, in cui l’immagine si accompagna ai dialoghi e alla dissertazione con lo stesso rapporto che c’è tra l’icona e la didascalia. Il suono segue un lavoro simile, con il punto di vista della scena sempre tra la macchina da presa e il protagonista, come un orecchio di drone, che ascolta l’avventura come una favola della buonanotte”.
Plot
Agli occhi di una mente artificiale, gli ultimi trent’anni di David Rumsey, spesi ad accumulare una delle più grandi collezioni di mappe storiche da lui segretamente definita il suo poema, sembrano una missione senza alcuna spiegazione. Lo seguirà in un viaggio a cospetto dei fantasmi del suo passato e della fine che si avvicina.