“Mi sveglio e sbatto contro una vita senza di te” sono le parole telefoniche di Pietro, il personaggio interpretato da Claudio Santamaria in “Non riattaccare“, thriller adrenalinico e storia d’amore diretto da Manfredi Lucibello, presentato fuori concorso al 41° Torino Film Festival.
Dall’altro lato del telefono c’è Irene, Barbara Ronchi, che riceve quella telefonata disperata dal suo ex, a 7 mesi dalla rottura e in una notte silenziosa di lockdown, in piena pandemia. Pietro potrebbe essere al punto di commettere un atto disperato e spetta Irene provare a fare un corsa contro il tempo e cercare di raggiungerlo per salvarlo.
Si ispira al romanzo omonimo di Alessandra Montrucchio ed è prodotto dalla Mompracem di Carlo Macchitella, i Manetti Bros e Pier Giorgio Bellocchio, un film che vede Barbara Ronchi in un’impresa recitativa, emotiva e fisica che a tratti ricorda il Locke di Tom Hardy e che conferma il suo indiscusso talento.
Con Ronchi, Claudio Santamaria illustra il lavoro sul film e sulla voce, unico suo strumento per mostrare tutte le sfumature di un personaggio, una persona la cui vita ha subito un blocco, fermo nei sensi di colpa per una relazione che sente di aver contribuito interamente a far fallire.
Plot
È una delle tante notti anonime della quarantena quando il telefono di Irene squilla. È Pietro, il suo ex. Irene non lo sente da mesi, da quando la loro storia è finita, tentenna, ma alla fine risponde. Pietro è fuori di sé e le sue parole confuse lasciano presagire un atto disperato. A Irene non resta che mettersi in viaggio, in una città spettrale, senza mai riattaccare, con la speranza di raggiungerlo in tempo.