Lovers Film Festival 40, intervista al fondatore di Lucky Red Andrea Occhipinti
"C'è sempre stata un'attenzione a temi importanti che trattano problemi di ingiustizia sociale in tante direzioni diverse. C'è della militanza in tutto questo”
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“Conversation with” at the 20th Marrakech IFF, interview with actor Willem Dafoe Bénédicte Prot
Lovers Film Festival 40, intervista alla direttrice artistica Vladimir Luxuria Manuela Santacatterina
Alla 40ª edizione del Lovers Film Festival, FRED Film radio ha incontrato la direttrice artistica Vladimir Luxuria per parlare dell’edizione 2025 del festival cinematografico LGBTQI+.
Quarant’anni del Lovers Film Festival. Una data importante in un momento storico particolarmente difficile non soltanto in Europa ma in tutto il mondo dove i diritti delle persone vengono calpestati. Quanto è importante in un contesto come questo celebrare l’amore in ogni sua forma? “Quando è nato il Lovers avevo vent’anni. Ero il 1985 e stavamo fronteggiando l’emergenza dell’AIDS. Era un periodo molto difficile al quale siamo sopravvissuti”, ricorda Vladimir Luxuria. “Ma oggi c’è un altro brutto virus che si sta espandendo dall’Europa agli Stati Uniti – quello dell’omobitransfobia – che riguarda social, scuola, bullismo, governi. Dobbiamo stare molto allerta, ma non ci toglieranno mai il sorriso. Siamo combattivi e continueremo a resistere perché sappiamo che siamo dalla parte giusta della storia, quella che come obiettivo finale ha l’uguaglianza”.
Il claim di questa edizione dell’Lovers Film Festival è To Emerge. Quand’è che Vladimir Luxuria ha sentito di emergere? “Non ero neanche maggiorenne, vivevo ancora a Foggia ed ero con una comitiva di amici. Non c’erano Pride, associazioni, festival, non c’era nulla”, ricorda la direttrice artistica. “Avevamo una panchina attorno alla quale ci riunivamo. Si fermò una macchina e scesero quattro uomini minacciandoci di andare via con delle spranghe di ferro. Vidi lo sguardo sottomesso dei miei amici e per la prima volta assunsi coraggiosamente una posizione da leader. Li fronteggiai chiedendogli quale fosse il loro problema. Mi dettero un pugno, ma magari non reagire mi avrebbe fatto più male. Dall’ora ho sentito che era giusto reagire ed emergere da chi ti vuole sommergere nella solitudine, nella discriminazione, nel silenzio, nei sensi di colpa. Altri momenti sono stati quando mi sono laureata, quando ho organizzato il primo Pride nel ’94 e il World Pride a Roma del 2000. Anche all’inaugurazione di quest’anno mi sono sentita orgogliosa perché ereditare un evento così importante mi ha fatto sentire molto responsabile”.
C’è un prezzo altissimo da pagare in termini di accettazione dell’altro quando si decide di essere veramente se stessi. C’è in corso una guerra al controllo del corpo, dalla difficoltà per le donne di abortire alla possibilità di accedere a un percorso di transizione. Si può essere liberi soltanto quando abbiamo veramente e profondamente il controllo sul nostro corpo? “C’è una retrocessione in varie nazioni su questo tema”, sottolinea Vladimir Luxuria. “Negli Stati Uniti d’America, ad esempio, il vicepresidente J.D. Vance è un anti-abortista integralista. Credo che ognuno di noi deve avere consapevolezza del proprio corpo e decidere sul proprio corpo. Non bisogna dare l’autorizzazione a nessuno di poterlo fare per te. Ognuno di noi deve essere libero e libera di autodeterminarsi e di seguire la strada verso la felicità, che poi sarebbe anche l’articolo uno della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti del 1776. Io mi definisco una donna trans perché voglio mantenere la consapevolezza di essere una persona trans. Per troppo tempo alcune trans consideravano quasi un minus abens il fatto di essere trans e di non essere nate donne. Invece no. La consapevolezza dei propri limiti, delle proprie possibilità, ci rende persone uniche”.
Written by: Manuela Santacatterina
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