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Bifest Bari International Film Festival

“Le assaggiatrici”, intervista al regista Silvio Soldini al Bif&st 2025

todayMarch 22, 2025

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Il regista Silvio Soldini racconta “Le assaggiatrici”, film di apertura della 16ª edizione del Bif&st-Bari International Film&Tv Festival

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    “Le assaggiatrici”, intervista al regista Silvio Soldini al Bif&st 2025 Manuela Santacatterina

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Alla 16ª edizione del Bari International Film&Tv Festival, FRED Film Radio ha incontrato Silvio Soldini per parlare de “Le assaggiatrici”, film di apertura del Bif&st.

Una storia del passato che dialoga con il presente

C’è un momento ne “Le assaggiatrici” in cui, dopo un attentato a Hitler, il Führer fa un discorso alla radio alla Germania ascoltato affermando che il compito di guidare la nazione gli è stato dato dalla provvidenza. Una frase che ricorda quella pronunciata da Donald Trump in campagna elettorale dopo l’attentato a Butler. “Quando ho girato il film il presente non era così presente perché Trump non era ancora stato eletto”, ricorda Silvio Soldini. “Però, mentre ero al montaggio, ho cercato di far percepire la violenza che c’è nell’aria nella scuola trasformata in caserma dall’SS dove vengono portate sette donne ignare di tutto ad assaggiare il cibo per Hitler. Mi ero chiesto come renderla visibile. È quello che sta cominciando a sentirsi forte anche nell’attualità. Credo ci siano varie cose che possono allacciare questa storia all’oggi”.

Il mondo femminile

Ne “Le assaggiatrici” c’è un racconto nel racconto. Oltre a rievocare la storia vera di Margot Wölk raccontata nel romanzo omonimo di Rosella Postorino, il film mette in scena anche il rapporto tra sette donne – fatto di tensioni e solidarietà – che cambia nel corso del tempo. “In fase di scrittura abbiamo cercato di connotare il più possibile ognuna di queste donne. Volevo che fosse una piccola orchestra in cui ognuna suonasse il suo strumento”, spiega il regista. “Abbiamo fatto due settimane di prove e insieme siamo andati a cercare con più precisione chi era ognuna di loro facendoci tante domande, lavorando sui dialoghi e la gestualità”.

Un racconto sul tempo

“Le assaggiatrici” è anche un film sul tempo. Lo spettatore vede cambiare le stagioni e il paesaggio così come i volti dei protagonisti. “Il problema grosso è stato che il film non è stato girato nell’arco di un anno, ma nell’arco di sette settimane”, riflette Silvio Soldini. “Bisognava riuscire a dare questo passaggio in quel periodo di tempo. Questo ha coinvolto varie possibilità tecniche. Ma anche la recitazione, i costumi e il trucco erano coinvolti in questo passaggio”.

La guerra sullo sfondo

Il film è immerso nella seconda guerra mondiale, ma è lasciata sullo sfondo. Lo spettatore può rendersene conto dal passaggio di un aereo o dallo scoppio di una bomba. “Questa scelta è già presente nel libro e nel film è diventata ancora più estrema”, ammette il regista. “Mi sembrava giusto raccontare la guerra, la dittatura e la violenza attraverso non coloro che vanno a combatterla, gli uomini, ma attraverso le donne e far sentire gli effetti del conflitto su di loro”.


Plot

Autunno 1943. La giovane Rosa, in fuga da Berlino colpita dai bombardamenti, raggiunge un piccolo paese isolato vicino al confine orientale. Qui è dove vivono i suoceri e dove il marito, impegnato al fronte, le ha scritto di rifugiarsi in attesa del suo ritorno. Rosa scopre subito che il villaggio, apparentemente tranquillo, nasconde un segreto: all’interno della foresta con cui confina, Hitler ha il suo quartier generale, la Tana del Lupo. Il Führer vede nemici dappertutto, essere avvelenato è la sua ossessione. Una mattina all’alba Rosa viene prelevata, assieme ad altre giovani donne del villaggio, per assaggiare i cibi cucinati per lui. Divise tra la paura di morire e la fame, le assaggiatrici stringeranno tra loro alleanze, amicizie e patti segreti. Rosa, la berlinese, fatica a farsi accettare. Ma quando finalmente vince la diffidenza verso di lei, accade qualcosa che la farà sentire in colpa. Un ufficiale delle SS, contro ogni razionalità e a dispetto di sé stessa, risveglia in lei l’amore. O forse il semplice bisogno di sentirsi viva, nonostante tutto.

Written by: Manuela Santacatterina

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