“La Linea Del Terminatore“, documentario cortometraggio diretto da Gabriele Biasi, è un esperienza narrativa che pesca da molti generi per portarci in una storia di emigrazione e fuga, dall’Argentina all’Italia.
Quasi fantascienza
In “La Linea Del Terminatore“, l’approccio da missione nello spazio, con dialoghi via radio come in una navicella, è l’espediente creativo scelto dal regista per aumentare l’efficacia del racconto. Così come la scelta di fare intuire le risposte di una delle due parti, creando attenzione e aspettativa.
Lunga preparazione
I dialoghi con Fernanda Gonzales sono stai fitti e intensi, personali e molto profondi; nel periodo di preparazione molte idee creative si sono susseguite fino ad arrivare alla scelta di quella definitiva, frutto di confronto durato molti mesi.
A “La linea del terminatore” di Gabriele Biasi va il Premio Migliore Regia, con la motivazione: “Per la ricerca formale con cui l’autore realizza un’opera in cui la selezione di materiali d’archivio pubblici e privaanoti, accostando la preparazione spirituale ed emotiva a viaggi lontani e dentro di sé, veicola una visione coerente e poetica di un cinema ricercato e soprattutto umano”.
Plot
La linea del terminatore è un documentario sulla fuga di Fernanda Gonzalez da Buenos Aires all’Italia. Intrecciando filmati d’archivio di esplorazioni spaziali con il suo archivio personale, il film si concentra sul suo viaggio emotivo, mentre Fernanda è costretta a fare i conti con il senso di colpa per aver lasciato indietro i suoi cari.