Gabriele Mainetti : “Il cinema di genere è un po’ come un’altra cultura. La mia protagonista, proveniente dalla Cina rurale porta con sé anche il cinema”
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“La città proibita”, intervista al regista Gabriele MainettiChiara Nicoletti
Al cinema dal 13 marzo con la giovanissima PiperFilm, il film porta il kung fu movie in Italia con una protagonista magnetica, già stunt woman in film come il live action di Mulan, alla sua prima prova da attrice: Yaxi Liu.
Liu interpreta Mei, giovane ragazza cinese, relegata in casa per una vita poiché seconda figlia nella Cina sottomessa alla politica del figlio unico che giunge a Roma alla ricerca della sorella.
Esperta di arti marziali si farà strada con la forza e l’ingegno in quella “città proibita” che è il mondo sotterraneo dell’Esquilino a Roma tra romani resistenti al cambiamento e cinesi troppo legati alla propria dimensione.
Mainetti compone una dichiarazione d’amore per la sua Roma e mostra il bello che può arrivare dalle contaminazioni, dal provare ad aprirsi ad altri modi di fare le cose, magari “mangiare una carbonara con le bacchette”.
Sceglie il cinema di genere, l’azione,il kung fu movie, un po’ come Spielberg e Tarantino, e lo inserisce nel cuore della sua Roma, narrandola da un’altra prospettiva.
“Il cinema di genere è un po’ come un’altra cultura. La mia protagonista, proveniente dalla Cina rurale porta con sé anche il cinema” racconta.
Scritto da Gabriele Mainetti con Stefano Biseste e Davide Serino,“La città proibita”, vede tra i protagonisti Sabrina Ferilli, Marco Giallini e Enrico Borello, ad affiancare Yaxi Liu.
Plot
Mei, una misteriosa ragazza cinese, arriva a Roma in cerca della sorella scomparsa. Il cuoco Marcello e la mamma Lorena portano avanti il ristorante di famiglia tra i debiti del padre Alfredo, che li ha abbandonati per fuggire con un’altra donna.
Quando i loro destini si incrociano, Mei e Marcello combattono antichi pregiudizi culturali e nemici spietati, in una battaglia in cui la vendetta non si può scindere dall’amore.
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