Fred Film Radio si è immersa nel mondo incantato di Simone Massi, un regista e animatore che si distingue per il suo straordinario talento nell’arte dell’animazione. Nel cuore della Biennale di Venezia, nella sezione Orizzonti, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Simone Massi, il cui lavoro nel cinema d’animazione è ampiamente apprezzato in tutto il mondo.
Massi ha passato gli ultimi venticinque anni in un tranquillo paesino, lontano dalle distrazioni digitali di internet e dalla frenesia della televisione. Questo isolamento dal mondo moderno gli ha permesso di concentrarsi completamente sulla sua arte, utilizzando strumenti tradizionali come la penna per creare opere d’arte animate che catturano l’essenza del cinema fatto a mano.
Il suo lavoro, caratterizzato da tratti distintivi e unici, ricorda l’arte dell’incisione, dove ogni segno di penna si traduce in un’immagine che può cambiare e trasformarsi improvvisamente. I cortometraggi di Massi hanno ricevuto premi e riconoscimenti ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento, mentre il suo talento è stato celebrato in numerosi festival cinematografici.
Il suo primo lungometraggio, “Invelle“, debutta nella sezione Orizzonti della 80ª Biennale di Venezia dopo dodici anni di lavoro. Il film offre uno sguardo straordinario e ininterrotto sulla storia italiana del Novecento, attraverso una serie di vite, volti ed incontri che attraversano il tempo e lo spazio. “Invelle” è un racconto complesso e affascinante che riflette il talento innato di Massi nel raccontare storie attraverso l’animazione.
Abbiamo avuto l’opportunità di porre alcune domande a Simone Massi sulla sua transizione dal cortometraggio al lungometraggio. Ha condiviso le sue riflessioni sulla sfida di adattarsi alle diverse strutture narrative e convenzioni richieste dai film più lunghi, mantenendo comunque l’integrità artistica che caratterizza il suo lavoro.
Massi ha spiegato che, sebbene la transizione dal corto al lungo possa essere stata inizialmente preoccupante, ha trovato un modo per mantenere le caratteristiche distintive dei suoi cortometraggi all’interno del contesto di un lungometraggio. Ha strutturato il film in tre blocchi, concependo ogni sequenza come un cortometraggio a sé stante, garantendo al tempo stesso una connessione narrativa fluida.
La visione di “Invelle” è quasi onirica, con oggetti che si trasformano in panorami, volti e animali, creando una sequenza continua di immagini in continua evoluzione. Massi ha spiegato che quest’aspetto del film non poteva essere pianificato durante la sceneggiatura. Molte delle trasformazioni e dei cambiamenti sono nati durante la fase di realizzazione, quando ha trovato l’immagine di partenza e l’immagine finale e ha dovuto unirle con creatività.
Durante l’intervista, abbiamo anche esplorato il legame tra il suo lavoro e lo spirito del tempo. Massi ha rivelato che vive in un borgo isolato, lontano dalle influenze dei media moderni, dove il tempo scorre in modo diverso. Tuttavia, ha notato che gli eventi globali, come la pandemia e i conflitti in Europa, potrebbero aver influenzato in modo inconscio il suo lavoro.
Simone Massi ha chiuso l’intervista discutendo il pregiudizio che esiste nei confronti dell’animazione tra il pubblico adulto. Ha sottolineato che, nonostante questo pregiudizio, negli ultimi trent’anni ha notato segnali positivi di cambiamento. Ha enfatizzato che l’animazione è un’arte nobile che può catturare l’attenzione e l’emozione degli spettatori, affermando che il cinema d’animazione offre libertà espressive uniche che il cinema di finzione spesso non può eguagliare.
Simone Massi è un visionario del cinema d’animazione e con “Invelle” continua a dimostrare il potere e la bellezza di questa forma d’arte. Il suo lavoro offre un’esperienza unica che va oltre i confini delle convenzioni cinematografiche, regalando al pubblico una visione affascinante e innovativa dell’animazione cinematografica.
Plot
Nel 1918 Zelinda è una bambina contadina con la madre in cielo e il padre in guerra. Le tocca smettere l’infanzia e indossare la casa, i fratelli, la stalla e le bestie. Un giorno Zelinda torna ad avere una madre e un padre. Alla fiera del paese la bambina si stringe al babbo e spalanca gli occhi per far posto a tutte le cose che le si parano davanti. Vere o immaginate che fossero, Zelinda quelle cose ormai le ha viste e si è fatta una sua idea di come gira il mondo. Gira così velocemente che di colpo la sua storia diventa quella di un’altra. Nel 1943 Assunta è una bambina contadina che sta in equilibrio su una gamba, con la testa guarda il cielo e tiene il piede in guerra (un’altra!). Ma appena ne ha modo Assunta si cuce un vestito colorato, fa un saltello e hop! la guerra era tutto uno scherzo, o comunque adesso non c’è più. La guerra (forse!) non c’è più e con essa scompare un mondo intero: un salto più grande di quel che sembrava. Nel 1978 Icaro è un bambino contadino che gira in tondo attorno al niente. È stato sognato tanti anni prima e deve fare e farà quello che non è stato possibile per sua madre e sua nonna. E per chi è venuto prima di loro. E prima ancora. E prima ancora.