Federico Barassi, regista del docufilm “In Perpetuo”, ha partecipato alla 65isima edizione Festival dei Popoli a Firenze, dove ha discusso il suo lavoro, che esplora il legame tra l’uomo, la natura e il mestiere tradizionale del Trabucco. In questa occasione, ha condiviso le sue emozioni e riflessioni riguardo al significato profondo di questo progetto, che per lui ha rappresentato un’importante avventura artistica.
Barassi ha iniziato esprimendo la sua emozione nel presentare il film, affermando che questa era la sua prima esperienza a un festival e che l’attesa di vedere come il pubblico avrebbe accolto la sua opera era palpabile. È stato un momento di grande significato per il regista, che ha dedicato tempo e impegno alla creazione di questo documentario.
Ha descritto il Trabucco come un oggetto ricco di simbolismo, quasi un personaggio a sé stante all’interno del film. Ha spiegato come questa struttura complessa, fatta interamente di legno e priva di elettricità, richieda cura continua e manutenzione costante. Il Trabucco, quindi, non è solo una macchina da pesca, ma rappresenta anche il legame tra l’uomo e la natura, un tema centrale nella pellicola. Barassi ha voluto mostrare agli spettatori che le tradizioni legate al Trabucco non sono semplici abitudini antiche, ma storie vive che richiedono attenzione e rispetto.
La connessione tra l’uomo e la macchina da pesca è trattata con grande sensibilità. Federico Barassi ha sottolineato che lavorare con questi pescatori non è stata solo una questione di catturare immagini, ma di vivere con loro e conoscere il loro mondo. Ha trascorso del tempo con Giuseppino e Luigi, i protagonisti del film, non solo per filmare il loro lavoro, ma anche per condividere momenti di vita, cibo e passioni, creando un legame profondo che ha arricchito il documentario.
Il titolo “In Perpetuo” riflette l’idea di una tradizione che continua nel tempo, ma che viene anche messa alla prova dalle sfide contemporanee. Il film invita a riflettere su come preservare le tradizioni non significhi fossilizzarsi sugli usi del passato, né ignorare il cambiamento. Barassi evidenzia l’importanza di un dialogo attivo con la natura, riconoscendo l’impatto del mondo moderno sulle tradizioni e sulla vita.
Durante la conversazione, Barassi ha anche sottolineato il valore della fisicità e del movimento nel suo lavoro, mostrando come queste qualità possano raccontare storie profonde e significative. Non ha voluto che il film si limitasse a una narrativa puramente visiva, ma ha cercato di far emergere l’aspetto esperienziale della vita nel Trabucco.
In conclusione, Federico Barassi ha espresso il desiderio che “In Perpetuo” possa suscitare una maggiore consapevolezza riguardo alla preservazione delle tradizioni e al rapporto con la natura. La sua speranza è che il pubblico possa riconoscere l’importanza di ascoltare e rispettare la storia e le storie di chi vive in stretta connessione con l’ambiente.
Plot
Una strana costruzione si erge sulla spiaggia; da essa fuoriescono lunghi pali che sembrano puntare in direzione del mare. Si tratta di un trabucco garganico, un’antica macchina da pesca utilizzata sulle coste dell’Adriatico. Due uomini, un anziano e un giovane, si prendono quotidianamente cura della struttura in legno, riparandola, accertandosi del suo corretto funzionamento. Il film di Federico Barassi segue le loro giornaliere attività, che ruotano intorno alla macchina che, nel corso del film, gradualmente diventa un organismo, un essere vivente bisognoso di cure, un vero e proprio personaggio, centro e perno della visione. La cura e l’attenzione dello sguardo filmico, il ritmo preciso del racconto, restituiscono il senso di un tempo, di vita e di lavoro (un tempo ‘in perpetuo’, come recita il titolo) che non si adeguano ai ritmi inumani del lavoro contemporaneo e lasciano intravedere non un passato arcaico, ma la possibilità alternativa di un tempo di vita.