Giorgio Verdelli torna al Festival di Venezia con “Enzo Jannacci: Vengo Anch’io”, un ritratto emozionante di Enzo Jannacci. Uno dei talenti italiani meno compresi, la cui importanza era legata al successo popolare di canzoni cosidette leggere, che avevano alle spalle una immensa cultura e una attenzione per il mondo.
Un cantore più che un cantante
La grandezza di Enzo Jannacci era nel modo in cui raccontava la gent comune e la semplicità dei valori dellediverse generazioni . Vecchioni descrive la sua musica come “letteratura del sentimento”. In “Enzo Jannacci: Vengo Anch’io” vediamo come questa sua grandezza sia un dato di fatto per il mondo della musica e della cultura contemporanea.
Felicemente fuori posto
Mai alla ricerca del successo, Jannacci faceva in modo di essere sempre “felicemente fuori posto”, cosi da potersi permettere visioni e analisi del quotidiano fuori dal pensiero comune. Apprezzava coloro che erano fuori posto come lui, e il racconto di Vasco Rossi ne è la dimostrazione.
Plot
Talento immenso e spiazzante, Enzo Jannacci ha navigato tra tanti generi diversi perché lui stesso era un “genere” unico. Nella Milano degli anni Sessanta, Jannacci ha scelto di raccontare gli esclusi e ha saputo recuperare e innovare la canzone popolare milanese anche attraverso collaborazioni con artisti come Dario Fo, Giorgio Strehler, Fiorenzo Carpi. Questa sua spiccata sensibilità, artistica e umana, si è tradotta negli anni in una costante invenzione linguistica e musicale che gli ha permesso di muoversi con maestria tra canzone d’autore e cabaret, rock’n’roll e jazz, teatro e cinema. In questo film, a bordo di un vecchio tram, si è trasportati in una Milano senza tempo che restituisce, attraverso un vastissimo repertorio spesso inedito e a prestigiose testimonianze di amici e colleghi – dal figlio Paolo a Vasco Rossi e poi Paolo Conte, Claudio Bisio, Diego Abatantuono, Roberto Vecchioni e molti altri – il ritratto sorprendente di un artista straordinario.