PODCAST | Chiara Nicoletti intervista Danilo Caputo e Yile Yara Vianello, regista e attrice del film Semina il vento.
Si parla di “inquinamento mentale” nel film-favola di Danilo Caputo, Semina il vento, in programma alla 70esima Berlinale nella sezione Panorama. Ambientato in un paesino vicino la Taranto devastata dall’Ilva, Semina il vento racconta il ritorno di Nica, studentessa di agronomia, nel suo paese natale per ritrovarlo devastato dall’inquinamento. Alla visione naturista animista di Nica, che possiede la stessa capacità sciamanica della nonna di entrare in contatto con l’ambiente che la circonda, si contrappone quella del padre della ragazza, rassegnato all’inquinamento fisico e mentale per cui “la gente preferisce morire di tumore piuttosto che morire di fame”. Danilo Caputo descrive la genesi del film, l’idea di contrapporre le due visioni del mondo e di creare un film che fosse profondamente realista e allo stesso tempo fosse, grazie a Nica, sospeso in un mondo quasi fantastico dove c’è ancora tempo per cambiare le cose.
Semina il vento: Nica, 21 anni, abbandona gli studi d’agronomia e torna a casa, in un paesino vicino Taranto, dopo tre anni d’assenza. Lì trova un padre sommerso dai debiti, una terra inquinata, degli ulivi devastati da un parassita. Tutti sembrano essersi arresi davanti alla vastità del disastro ecologico e suo padre aspetta solo di poter abbattere l’uliveto per farne soldi. Nica lotta con tutte le sue forze per salvare quegli alberi secolari ma l’inquinamento ormai è anche nella testa della gente e lei si troverà a dover affrontare ostacoli inaspettati…
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