Alessandro Roia debutta alla regia con il film “Con la grazia di un Dio”, presentato alle Giornate degli autori-Notti Veneziane nel corso dell’80esima Mostra del cinema di Venezia. Per l’attore, insignito al Lido anche con il premio Siae, passare dietro la macchina da presa è stato un lavoro lento e di consapevolezza. Ha affidato a Tommaso Ragno, la storia di un uomo irrisolto chiamato a fare i conti con il proprio passato. “Mi interessava indagare negli abissi di questo personaggio che non doveva entrare per forza in empatia con il pubblico – spiega Roia, che ha scritto il film insieme a Ivano Fachin – Tommaso era perfetto per dare un volto a Luca. Trovo entrambi due creature particolari“.
In “Con la grazia di un Dio”, Genova e il mare sono altri due personaggi
Il volto femminile del film è Maya Sansa, che fa parte della cerchia di amici del passato del protagonista. Ma ci sono anche personaggi non umani nel film. “Genova, città dalle mille anime, incrocio tra Marsiglia e Marrakesh, un po’ cyberpunk. E il mare, che è un fil rouge per descrivere l’inquietudine di Luca, che si perde, teme il mare e i suoi abissi, come se stesso“, ci racconta il regista.
L’amicizia, un valore che ci smuove
Al centro del film c’è il legame tra Luca e Michele. Un rapporto di amicizia che nasce nel passato e porta il protagonista a prendere delle decisioni nel presente. Roia crede fermamente in questo sentimento, “lo considero una declinazione dell’amore. Ho un gruppo ristretto di amici da quando ero ragazzo, ancora importanti nella mia vita. L’amicizia è un valore che ci smuove”.
Plot
Tornato a Genova dopo venticinque anni per partecipare ai funerali del migliore amico della sua giovinezza, Luca ritrova i vecchi compagni di un tempo. Tutti sembrano convinti che quella morte sia l'esito scontato di una vita di eccessi. Tutti tranne Luca, che vuole vederci chiaro, indagare, capire. Scavando nella memoria, e in una città cambiata almeno quanto lui, lascerà riaffiorare fantasmi e verità che sembravano sepolte, insieme alla propria vera natura, che pensava di aver domato per sempre.