Durante la 65ª edizione del Festival dei Popoli a Firenze, il regista Francesco Pacini e Paolo Ruffini hanno discusso il loro docufilm “Vergemolino”. Entrambi hanno mostrato grande entusiasmo nel condividere il percorso creativo e le esperienze vissute durante la realizzazione del film.
Pacini ha spiegato che la loro collaborazione nasce da anni di lavoro insieme. Entrambi conoscevano bene “Vergemolino”, un luogo che hanno visitato a lungo e che ha lasciato un segno profondo nel loro lavoro. L’idea di realizzare un documentario è nata in modo naturale, come un processo di work in progress. Pacini ha descritto come abbiano iniziato a delineare le linee guida del progetto, per poi tuffarsi in una serie di eventi e situazioni che hanno arricchito la narrazione.
Il regista ha sottolineato che le riprese non sono state solo un’occasione per documentare il luogo, ma anche per esplorarne lo spirito. “Vergemolino è un posto che non ha senso di esistere, ma continua a vivere grazie a una strana alchimia e alla forza della natura,” ha affermato Pacini. Questo riflette il cuore del documentario, che non si limita a rappresentare il paesaggio montano, ma si concentra sull’esperienza umana all’interno di quel contesto.
Paolo Ruffini ha aggiunto che “Vergemolino” non segue le convenzioni di un documentario tradizionale, definendo il film come un’opera unica. Pur riconoscendo la difficoltà di catalogarlo in un genere preciso, ha sottolineato come vi siano elementi narrativi resi con tono giocoso e ironico. Questo approccio permette alla pellicola di esplorare la vita dei residenti in un modo al contempo divertente e profondo.
Un aspetto particolarmente interessante emerso durante l’intervista è stata l’idea del documentario come un inno alla semplicità. Francesco Pacini ha spiegato che eventi apparentemente banali, come un piccolo festival di poesia organizzato da pochi partecipanti (il Boccabugia), acquisiscono un’importanza straordinaria nel contesto di “Vergemolino” . Attraverso l’osservazione e la curiosità, il film invita ad apprezzare la vita nella sua essenza, mostrando come anche le esperienze più semplici possano avere un grande significato.
Raccontando delle riprese, Pacini ha descritto come il tempo trascorso con i residenti abbia permesso di approfondire lo spirito del luogo e dei suoi protagonisti. Lui e Ruffini hanno condiviso la gioia di sentirsi parte della comunità, vivendo esperienze significative, mangiando insieme e ascoltando storie locali. Queste interazioni hanno arricchito la loro comprensione di “Vergemolino” e hanno portato autenticità alle scene del film.
In chiusura, Pacini ha espresso la speranza che “Vergemolino” possa sensibilizzare il pubblico sull’importanza delle tradizioni e su come sia possibile trovare un’alternativa alla frenesia della vita moderna. La loro collaborazione ha dato vita a un docufilm che non solo celebra la bellezza della cultura montana, ma invita anche a riflettere su come possiamo riconnetterci con le piccole cose che definiscono le nostre esistenze.
Plot
Ogni anno a Vergemoli, un paesino tra le montagne della Garfagnana, si tiene il “Boccabugia”, festival di poesia improvvisata. Come tante altre piccole località, Vergemoli fa i conti con il progressivo spopolamento ma, nonostante ciò, da decenni, a centinaia si riuniscono per assistere alla divertente manifestazione che permette a tutti di essere poeti per un giorno. A presentare la kermesse, Paolo Ruffini che ne è uno dei principali artefici e che sta valutando se valga la pena acquistare uno dei ruderi da ristrutturare. Il documentario illustra i preparativi e la realizzazione della 50esima edizione del "Boccabugia" ma si tratta di un pretesto per raccontare il legame tra Ruffini, i vergemolini e un mondo fuori dal tempo in cui il senso di comunità è ancora molto forte. Tra scherzi, cene e rimpatriate, alla frenesia della preparazione di un evento unico e alla sua storica ricorrenza si aggiunge un motivo in più per festeggiare: dopo dieci anni nasce un nuovo vergemolino!