Al Festival dei Popoli, Paolo Cognetti e Vasco Brondi hanno presentato il film “Fiore Mio”. Questo progetto rappresenta un connubio originale tra cinema e musica, esplorando temi profondi legati alla relazione tra l’essere umano e la natura. Cognetti ha aperto la discussione con una riflessione sul ribaltamento della percezione dell’uomo nei confronti della natura, sottolineando che non siamo solo noi a dover salvare il mondo naturale, ma che in realtà facciamo già parte di esso. Questa idea centrale del film invita a considerare quanto sia fondamentale instaurare un legame autentico con l’ambiente circostante.
Il regista ha spiegato di aver inizialmente pensato di includere una voce narrante nel film, ma dopo aver visto le immagini montate, ha deciso che la sua voce non avrebbe aggiunto valore al racconto. Ha optato per un approccio in cui ha preferito “sparire” dal film, lasciando il campo ai protagonisti che vivono e conoscono il paesaggio naturale. Così facendo, Cognetti ha voluto far emergere le storie autentiche e diverse di coloro che abitano quelle terre.
Nel film sono presenti diversi personaggi, tra cui un uomo anziano di 80 anni e una giovane donna di 27 anni. Queste figure incarnano posizioni diverse nei confronti della natura e della vita stessa. Pannone ha sperato che tutti questi sguardi potessero arricchire la narrazione, offrendo al pubblico una prospettiva più ampia e sfumata sul rapporto tra uomo e natura.
Vasco Brondi ha poi condiviso alcune riflessioni sulla sua esperienza di compositore nel progetto. Ha descritto la sua collaborazione con Paolo Cognetti come un processo naturale e spontaneo, in cui non ci sono stati metodi rigidi da seguire. Brondi ha iniziato a sviluppare le musiche per il film anche prima di vedere le immagini, ispirato dall’ambiente e dalle conversazioni avute con Cognetti.
Entrambi i creatori hanno messo in luce l’importanza della creatività e dell’arte come possibilità di liberazione. La musica di Brondi ha fornito la colonna sonora emotiva che accompagna le immagini del film, creando un’atmosfera che invita alla riflessione. “Fiore Mio” si presenta quindi come un’opera che non solo racconta storie di vita, ma invita anche gli spettatori a esplorare e rimodellare il proprio rapporto con il mondo naturale.
Paolo Cognetti ha voluto sottolineare il fatto che il film ha l’intento di far percepire la libertà non solo come un’uscita fisica, ma come qualcosa di più profondo e mentale, un concetto che attraversa l’intera narrazione. Attraverso il teatro e l’arte, il film esplora spazi di creatività e di espressione, mostrando come la bellezza del paesaggio possa diventare un riflesso della nostra libertà interiore.
In conclusione, “Fiore Mio” si erge come un’opera significativa che invita a ripensare il legame tra uomo e natura. La collaborazione tra Paolo Cognetti e Vasco Brondi ha dato vita a un film che unisce visione estetica e messaggi profondi, creando così un dialogo necessario per la nostra epoca.
Plot
Quando nell’estate del 2022 l’Italia viene prosciugata dalla siccità, lo scrittore assiste per la prima volta all’esaurimento della sorgente nei pressi della sua casa a Estoul, piccolo borgo a 1700 metri di quota che sovrasta la vallata di Brusson, in Valle d’Aosta. Un avvenimento che lo turba profondamente e che lo spinge a raccontare la bellezza delle sue montagne e di ghiacciai destinati a sparire o mutare per sempre a causa della crisi climatica. Cognetti ci conduce così sulle cime del Quintino Sella, dell’Orestes Hutte e del Mezzalama, attraverso paesaggi mozzafiato e incontri con chi nella montagna ha trovato, prima che una casa, un vero e proprio “luogo del sentire”.