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"Raccontiamo una specie di lockdown all'aperto, dove i ragazzi non hanno mai avuto contatti con la natura"
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“La cosa migliore”, intervista al regista Federico Ferrone e all'interprete Luka Zunic Manuela Santacatterina
Alla 21ª edizione di Alice nella Città, FRED Film Radio ha incontrato Federico Ferrone e Luka Zunic, rispettivamente regista e attore de “La cosa migliore”.
Ne “La cosa migliore” Federico Ferrone affronta il tema della radicalizzazione andando oltre un approccio superficiale, ma cercando di capire cosa spinge uomini e donne ad abbracciare una strada così estrema. “Spesso sono dei trafiletti che ci parlano di violenza, di cose brutte, però è molto interessante per me andare a capire queste persone da dove vengono. Il film è proprio questo: il tentativo di seguire una persona normale, anzi intelligente, sensibile – proprio per creare un’identificazione – che si ritrova a fare i conti con il desiderio della violenza”, sottolinea Federico Ferrone. “L’estremismo, il radicalismo, la violenza sono fenomeni su cui non possiamo chiudere gli occhi e per me fin dall’inizio era molto interessante capire e se fossi stato io, mio fratello, mio figlio. C’è qualcosa di interessante – e secondo me di universale – che ci deve obbligare a cercare di ricostruire questi percorsi”.
Mattia, il protagonista de “La cosa migliore” vive isolato nel suo dolore. Una solitudine che può essere simile a quella di tanti altri ragazzi e ragazze che trovano un canale comunicativo anche in realtà potenzialmente pericolose? “Sì. Infatti il film parla anche di un ragazzo che vienesalvato dall’amicizia. La solitudine è certamente una chiave che ho usato per il mio personaggio”, confessa Luka Zunic. “Sono una persona molto solitaria anche io nella vita, però credo che quella di Mattia fosse una solitudine sofferta, forzata. Ho cercato di dare quell’impronta lì al personaggio”.
Mattia ha 17 anni. Nato e cresciuto in una provincia post-industriale del nord Italia, è figlio di un sindacalista vecchia maniera e di una casalinga iperprotettiva. Sensibile e fragile, ma anche rabbioso, si esprime attraverso la musica hip-hop in un contesto di difficili rapporti sociali e familiari. La morte improvvisa del fratello maggiore inasprisce le sue difficoltà, alimenta un lacerante senso di colpa e avvia un periodo di grandi cambiamenti. Mattia lascia la scuola, comincia a lavorare in una fabbrica del luogo e abbandona la musica nonostante il suo talento. Alla ricerca di un senso più profondo dell’esistenza e tramite il suo collega marocchino Murad, si avvicina all'Islam. Grazie anche a un viaggio in Marocco e all’amicizia di Murad e di suo fratello Rashid, Mattia vede nella conversione all’Islam il passaporto per una vita più autonoma e ricca di senso. Ma questo non basta a risolvere i suoi conflitti interiori, quelli con la famiglia, coi colleghi e persino con i nuovi amici marocchini. Ferito da una delusione amorosa e in preda all’inquietudine, Mattia è sospeso tra la prospettiva di una vita normale e una pericolosa deriva. Quasi senza rendersene conto imbocca la strada di un progressivo isolamento e della radicalizzazione. Saprà resistere alla tentazione dell’estremismo? Tra dubbi, difficoltà e scoperte, il film racconta la storia di un adolescente di oggi, tentato dall’isolamento e salvato dall’amicizia.
Written by: Manuela Santacatterina
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