Alla 21ª edizione di Alice nella Città, FRED Film Radio ha incontrato Silvia Luzi e Luca Bellino, registi di “Luce”, film con protagonista Marianna Fontana presentato fuori concorso ad Alice nella Città.
L’uso del suono
La prima immagine di “Luce” vede la protagonista Marianna Fontana intenta a chiudere un armadio con dei chiodi. Una sequenza metaforica che da un lato simboleggia la volontà di provare a dimenticare l’assenza paterna, dall’altra il chiodo fisso che scandisce la sua vita. E il primo dei tanti rumori e suoni che caratterizzano il il tappeto sonoro della pellicola. “Il nostro modo di scrivere è sempre ambivalente”, racconta Luca Bellino. “Pensiamo sicuramente all’immagine, allo stile di regia, ma anche che il film vada scritto sonoramente in modo che sia concepibile anche solo ascoltandolo. I rumori del film con la musica diegetica e extradiegetica che si alternano sono una linea che può essere tranquillamente eseguita per entrare nella testa del personaggio e per giustificare le sue azioni. Perché sono quei rumori e la voglia di cercare un silenzio o una voce paterna a generare e a far andare avanti il racconto.”
Il tema del lavoro
Il cinema di Silvia Luzi e Luca Bellino è da sempre attento alla tematica del lavoro, “Luce” compreso. “Non vogliamo mai mandare messaggi”, sottolinea la regista. “Il lavoro è parte della vita e lo abbiamo trattato molto spesso nei nostri film. Abbiamo scelto una catena di montaggio di quel tipo con la pelle appunto perché c’è un’assenza e c’è un cambio di pelle, una necessità di scarnificarsi quasi e di tornare a toccarsi e di diventare qualcun altro o qualcos’altro. Anche di inventato. Non è necessario che sia vero, basta che tu sia a tuo agio in quel qualcosa che si vuole diventare”.