“Dadapolis” di Carlo Luglio e Fabio Gargano è un caleidoscopio di immagini, sensazioni, riflessioni e fatti su Napoli, che prende ispirazione dal libro omonimo di Fabrizia Ramondino e Andreas Friedrich. ma in più ci sono le voci e i pensieri di artisti napoletani che attraverso la loro espressività e creatività rendono chiaro la frastagliata natura di una città che si vuole abbandonare e alla quale si vuole subito ritornare. Ne parliamo con i registi e con Cristina Donadio, attrice e cantante e uno dei cuori del film.
Una scelta di regia e narrazione naturalistica, senza costrizioni
I due registi Carlo Luglio e Fabio Gargano hanno scelto una regia fluida naturalistica, quasi musicale, dove l’arte si mescola alle interviste e alla conversazioni che i protagonisti hanno e da cui scaturiscono questioni e aspetti della nuova Napoli.
Fondamentale esservi in un film così importante
Per Cristina Donadio era impensabile non fare parte di “Dadapolis“, per l’amore che lei ha per la sua città e per la sua cultura, per il compito che lei come attrice sente di avere, come un dovere di rendere omaggio sempre alle mille anime della sua città .In più era il modo migliore di omaggiare Enzo Moscato, che è scomparso poco dopo la fine delle riprese, e di cui il film è l’ultimo documento della sua arte e della sua influenza immensa.
Plot
Così come accadeva nell’omonimo libro di Fabrizia Ramondino e Andreas Friedrich Müller “Dadpolis - Caleidoscopio napoletano”, a cui il film si ispira liberamente e ne trae il titolo, la chiave per affrontare questo viaggio tra passato, presente e futuro è la Parola. Gli autori scelgono un luogo-simbolo di Napoli, il porto, con tutto ciò che lo circonda, e affidano ad una sessantina di artisti, tra pittori, musicisti, fotografi, attori, registi e scrittori, il compito di raccontare la loro “Partenope”, facendolo a briglie sciolte, senza peli sulla lingua.