“Coppia aperta quasi spalancata”, intervista alla regista Federica Di Giacomo
Con "Coppia aperta quasi spalancata" la regista Federica Di Giacomo affronta il tema del poliamore "parlando del futuro".
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“Quasi a casa”, intervista alla regista Carolina Pavone e all'attrice Maria Chiara Arrighini Manuela Santacatterina
A Venezia 81 FRED Film Radio ha incontrato Carolina Pavone e Maria Chiara Arrighini, rispettivamente regista e protagonista di “Quasi a casa”, film presentato alla Giornate degli Autori nella sezione Notti Veneziane. Un’esordio per Pavone che, dopo aver lavorato come assistente alla regia con Nanni Moretti, siede dietro la macchina da presa del suo primo lungometraggio. Protagonista un’altra esordiente (Arrighini), nel panni di Caterina, una giovane aspirante musicista il cui incontro con l’amata cantautrice Mia con il volto di Lou Doillon cambierà il corso della sua giovane vita.
“Quasi a casa” parla di quanto la paura e l’insicurezza possano frenarci. Di quando l’opinione altrui possa influenzarci. “Il film ha questo tema al centro proprio perché era esattamente quello che stavo vivendo mentre scrivevo il primo lungometraggio. La paura di fare questo fantomatico primo passo e di non essere all’altezza di quello che vuoi fare”, ricorda Carolina Pavone”. “Ho cercato di descrivere questo sentimento che ho continuato a provare durante tutta la lavorazione. La grande forza è stata vedere accanto a me molte altre persone che stavano muovendo esattamente quel primo passo. Su tutte Maria Chiara”.
Il rapporto tra Mia e Caterina in “Quasi a casa” è molto complesso. Un rapporto di potere che, a volte, si rovescia e assume sfumature diverse, dall’intimità alla ferocia. “Lou ha capito già dalla primissima lettura della sceneggiatura cosa c’era sotto al suo personaggio, cosa c’era di non detto, di non scritto. E siamo riusciti a parlare subito di ciò che c’era sotto”, sottolinea Carolina Pavone. “L’incontro con Lou è stato direttamente sul set ed è stato effettivamente molto funzionale” le fa eco Maria Chiara Arrighini. “Perché quando è arrivata per me la sua presenza era talmente tanto distante da me – nel senso che già rappresentava qualcosa di diversissimo rispetto alla mia vita e a quello che stavo vivendo – che ho cavalcato le sensazioni che vivevo realmente. Spero che il pubblico con questo film si porti via un modo di vedere le cose non convenzionale, di non spaventarsi dell’insicurezza che fa parte di noi. E di cavalcarla anche un po’”.
“Quasi a casa” è sorretto dalla musica. Quella di Mia, quella di Caterina e, sopratutto, quella di Coca Puma che ha curato la colonna sonora del film. “L’incontro con Costanza è stato del miracoloso e magico. Avevo completato soltanto la prima stesura del trattamento, guardavo interviste dei giovani cantanti o leggevo”, ricorda Carolina Pavone. “Un giorno mi capita su Instagram, per puro caso, un video di Costanza e io dal nulla le ho scritto chiedendole di incontrarci. Le ho parlato della mia storia e le chiedevo se le sembrasse verosimile. Dopo un po’ di tempo il film ha preso veramente vita. Bisognava fare tutte le musiche e per me la scelta era abbastanza ovvia, perché il film l’aveva visto nascere”.
Arriva un momento nella vita in cui dobbiamo iniziare a capire quale sia il nostro posto nel mondo. Caterina ha vent’anni e potrebbe averlo scoperto: vuole fare la musicista, ma è paralizzata dalla paura e dall’insicurezza. Un’estate conosce il suo idolo, la cantante francese Mia. È l’inizio di un rapporto complesso, che accompagnerà Caterina negli anni e le permetterà finalmente di sentirsi a casa. Quasi.
Written by: Manuela Santacatterina
Giornate degli Autori - Venezia Lou Doillon
Film
Quasi a casaFestival
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