Bolzano Film Festival Bozen: I Vincitori della 37° Edizione
Un tributo al cinema d'autore e alle tematiche universali: i vincitori del 37° Bolzano Film Festival Bozen.
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“Conversation with” at the 20th Marrakech IFF, interview with actor Willem Dafoe Bénédicte Prot
Il principale appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro orientale, il Trieste film Festival , ha svelato il suo programma. Diretto da Nicoletta Romeo, si terrà a Trieste dal 19 al 27 gennaio 2024
Tutte le proiezioni e gli eventi del Trieste film Festival si terranno in tre location della città friulana:
E anche per questa 35esima edizione si conferma la media partnership con FRED Film Radio. Federico Spoletti ed Angela Prudenzi saranno infatti in diretta dal Trieste Film Festival durante la kermesse friulana con il nostro consueto daily The Soup of The Day.
Il 19 gennaio la programmazione del Teatro Miela si inaugura con “Do Not Expect Too Much from the End of the World“ di Radu Jude, che è insieme un vertiginoso film teorico sul cinema e una critica esplosiva al cinismo del capitalismo moderno: un’autentica opera-mondo, prossimamente nelle sale italiane con I Wonder Pictures, fatta di ironia, sferzate moraliste e citazioni coltissime, che conferma il talento di un cineasta, il rumeno Radu Jude (già Orso d’oro a Berlino, e stavolta Premio speciale della giuria a Locarno), tanto originale quanto inclassificabile.
Il 23 gennaio sarà invece il Politeama Rossetti ad accogliere il secondo film di apertura del festival, quel “Green Border”, Premio Speciale della Giuria all’ultima Mostra di Venezia e dall’8 febbraio al cinema con Movies Inspired e Circuito Cinema, che segna il grande ritorno di una maestra del cinema europeo, la polacca Agnieszka Holland. Un film scomodo e giusto, che racconta – in un potente bianco e nero, e con una durezza a tratti difficile da sostenere – il dramma dei migranti che si affacciano all’Europa (in questo caso dal confine tra Bielorussia e Polonia) cercando un’accoglienza che i governi hanno dimenticato, e una solidarietà di cui solo i singoli individui, spesso illegalmente, sembrano essere capaci.
Il concorso lungometraggi conta quest’anno 7 titoli, frutto di una selezione sempre più accurata che vuol proporre al pubblico solo le proposte davvero notevoli. Torna, dopo l’opera prima “Wet Sand”, la georgiana Elene Naveriani con “Blackbird Blackbird Blackberry”, ritratto dolce-amaro di un’insolita eroina femminista e controcorrente in una società tradizionale, e torna dopo una lunga assenza salutiamo anche Vladimir Perišić con “Lost Country”, un film molto personale sul rapporto tra una donna, portavoce del governo di Milošević a metà degli anni ’90 e il figlio quindicenne, in bilico tra le proteste anti-governo dei suoi coetanei e l’amore verso la madre.
Andrej Korovljev, già ospite del Festival con il suo “Tusta”, fa ritorno con la sua opera prima di finzione, “Hotel Pula”, sulla non facile convivenza tra croati e rifugiati bosniaci nei primi anni ’90 a Pola; Katalin Moldovai nel suo “Without Air” sceglie il contesto della scuola in Ungheria come centro di spinte conservatrici e intolleranti (e al mondo della scuola come
rappresentazione e metafora di disagio sociale e derive estreme fanno riferimento anche altri film in programma, come “Beautiful Beings, Excursion, Explanation for Everything” e “Mr Bachmann and His Class”), mentre Tudor Giurgiu torna con “Freedom” al 1989, nella città di Sibiu, teatro di rivolte civili subito dopo la morte di Ceausescu, in un film corale che non cerca facili risposte.
Janez Burger, che a fine anni ’90 ci aveva incantato con il suo “Idle Running”, è in concorso con “Observing”, thriller sociale dai risvolti paranormali, un’opera matura e di denuncia ambientata a Lubiana; e infine “Stepne” dell’ucraina Maryna Vroda, raffinato film d’esordio tra fantasmi del passato e segreti di famiglia.
Cinque i lungometraggi fuori concorso, a cominciare da “MMXX”, il nuovo film Cristi Puiu, cineasta straordinario che conferma il percorso intrapreso con i suoi ultimi film liberandosi dal peso e dalle gabbie delle durate e dei generi, proseguendo verso nuove strutture narrative più libere e personali, che richiedono allo spettatore un’attenzione diversa e forse anche una lealtà nei confronti di un detour artistico e profondamente umano.
E poi “Phantom Youth” di Luàna Bajrami, ambientato nel Kosovo del 2007, “Excursion” di Una Gunjak, Menzione speciale nella sezione Cineasti del Presente all’ultimo Festival di Locarno, il vincitore di Orizzonti alla Mostra di Venezia, “Explanation for Everything” di Gábor Reisz, e “Blaga’s Lessons” di Stefan Komandarev, premiato alla Festa di Roma.
Il Concorso documentari, curato da Giuseppe Gariazzo e Rada Šešić, è articolato quest’anno in dieci titoli, per lo più realizzati da giovani registe, le cui tematiche spaziano dalla violenza familiare e sociale, alle guerre in corso oggigiorno, alle esistenze marginali e all’arte come terapia.
Un programma coraggioso e brillante, con tante autrici giovani e talentuosissime (tra cui la recente vincitrice dell’IDFA di Amsterdam, l’armena Shoghakat Vardanyan con il suo “1489″), le cui storie personali o familiari fungono spesso da punto di partenza per un’indagine che diventa universale.
Tra i documentari Fuori concorso segnaliamo i lavori di alcuni registi del Friuli Venezia Giulia, tra cui “Al di là dei lupi” di Ennio Guerrato, un documentario ricco di materiali d’archivio e di testimonianze sul musicista fuori dagli schemi Alfredo Lacosegliaz, scomparso nel 2016, autore di progressive folk balcanico; “50 anni di CLU” di Erika Rossi, scritto con Massimo Cirri, che racconta la storia emozionante della prima impresa sociale al mondo, realizzando così il suo quarto documentario dedicato all’umanità basagliana. Infine, “Il Cinema Volta” di Martin Turk, sull’impresa della sala cinematografica aperta a Dublino da alcuni impresari triestini assieme a un giovane James Joyce, a cui è dedicato, tra l’altro, anche un “Translating Ulysses” di Aylin Kuryel e Fırat Yücel.
Di prossima distribuzione con I Wonder anche il film di chiusura del Festival, non a caso presentato in anteprima italiana durante la Giornata della Memoria, il 27 gennaio: “The Zone of Interest” di Jonathan Glazer, Grand Prix e premio Fipresci all’ultimo festival di Cannes, sulla famiglia del direttore del campo di concentramento di Auschwitz, la quale vive in una tenuta proprio lì accanto, separata dall’inferno solo da un muro, in due mondi opposti ma vicinissimi, dove la messinscena ne evidenza il paradosso, dove la banalità del male è rappresentata nei dettagli di ogni scena, e dove il suono gioca un ruolo fondamentale per non farci mai dimenticare dove si svolge l’azione.
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Per conoscere nel dettaglio tutto il programma, andate sul sito della 35esima edizione del Trieste Film Festival.
Per conoscere tutte le curiosità e gli highlights dal Trieste Film Festival 2024, non perdete The Soup of The Day con Federico Spoletti ed Angela Prudenzi, che saranno in diretta dal festival dal 19 al 27 gennaio 2024!
Written by: Martina Tonarelli
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