Durante la 23a edizione del Korea Film Fest a Firenze, abbiamo avuto il privilegio di intervistare l’acclamato attore sudcoreano Hwang Jung-min. Con quasi tre decenni di carriera alle spalle, Hwang Jung-min ha condiviso le sue riflessioni sull’evoluzione del cinema coreano e le sue sfide contemporanee. “La nostra industria sta attraversando una fase cruciale di cambiamento,” afferma Hwang con passione, “e anche se ci sono difficoltà, sono fiducioso nell’emergere di talenti freschi e nuove idee.” La sua interpretazione nel recente film “12:12: The Day” è stata definita una risurrezione del cinema coreano dopo la pandemia, con un’accoglienza calorosa che ha attratto oltre 13 milioni di spettatori.
Il film “12:12: The Day” si sviluppa attorno a una tragedia catastrofica che segna profondamente la nazione. La trama segue il protagonista, interpretato da Hwang, che si ritrova a dover affrontare le conseguenze di un evento drammatico che si verifica il 12 dicembre. La sua lotta per la giustizia e la verità diventa un viaggio emozionante che mette in discussione l’integrità e le scelte morali in un contesto sociale in cui la corruzione e la violenza sono all’ordine del giorno. Attraverso il suo performance intensa e profondamente umana, Hwang Jung-min riesce a catturare la fragilità e la resistenza del suo personaggio, portando il pubblico a riflettere su temi universali come la speranza e il sacrificio.
Parlando della sua consolidata collaborazione con il regista Ryoo Seung-wan, Hwang rivela quanto sia stimolante lavorare insieme a qualcuno che vive e respira cinema. “La sua passione mi contagia e trasforma ogni progetto in un’avventura creativa,” sottolinea Hwang. La sinergia tra i due artisti ha dato vita a storie profonde e coinvolgenti, rendendo ogni film un’esperienza unica.
In questo contesto, Hwang non può fare a meno di menzionare un altro suo lavoro significativo, “I, The Executioner.” In questo film, Hwang interpreta un uomo intrappolato in una spirale di violenza e vendetta, esplorando le profondità della psiche umana e le conseguenze delle proprie azioni. La trama si snoda attraverso dilemmi morali complessi e offre una critica profonda sulla giustizia e sull’inefficacia della vendetta. Il suo ricordo di “I, The Executioner” evidenzia l’importanza di affrontare tematiche difficili e far luce su aspetti spesso trascurati della società.
Hwang invita anche la generazione più anziana a prestare attenzione ai giovani registi, sottolineando l’importanza di una sinergia tra generazioni diverse nel panorama cinematografico. Il suo ricordo del film “L’uomo che era Superman” evidenzia come il cinema possa essere uno strumento per trasmettere messaggi di speranza e responsabilità sociale. Con le sue parole, Hwang ci ricorda che, nonostante le difficoltà, il cinema ha il potere di unire e ispirare, offrendo una piattaforma per storie che meritano di essere raccontate.
Plot
Dopo l'assassinio del Presidente Park, viene dichiarato il coprifuoco. Il comandante della sicurezza Chun Doo-gwang e gli ufficiali che lo seguono mettono in scena un colpo di stato. Lee Tae-shin, un comandante testardo del Comando di Garrison della Capitale che crede che i soldati non debbano intraprendere azioni politiche, si oppone a Chun Doo-gwang. Man mano che il conflitto tra i due uomini cresce, i leader militari rinviano le loro decisioni e il Ministro della Difesa scompare. In mezzo a questo caos, la primavera a Seoul, tanto desiderata da tutti, prende una direzione inaspettata.